Una donna si sente tale anche per la presenza della ghiandola mammaria, che esprime la sua femminilità.
Una mammella, tuttavia, può essere piccola perché poco sviluppata dalla nascita oppure perché “vuota” dopo una gravidanza o dopo un forte dimagrimento.
E’ indispensabile quindi valutare la specifica situazione della paziente, e discutere con lei il risultato da ottenere.
La soluzione prende il nome di mastoplastica additiva.
DOMANDE SULLA MASTOPLASTICA ADDITIVA (FAQ: Frequently Asked Questions)
1) Le protesi sono veramente sicure? Durata delle protesi. - Enormi quantità di ricerche sono state effettuate per indagare sulla eventuale correlazione fra impianti mammari e malattie gravi nell’essere umano. Attualmente si esclude che esista un rapporto fra protesi e cancro, così come non è stato messo in evidenza un aumento di malattie autoimmuni fra le donne che portano impianti in silicone, come invece era stato ipotizzato alcuni anni fa. Fra le numerosissime ricerche compiute, alcune sono state volute e finanziate dagli organismi governativi dei Paesi più evoluti e da prestigiose università. Tutte concordano sostanzialmente sulla sicurezza delle protesi, ma sottolineano che sono possibili complicazioni tali da rendere necessario un reintervento negli anni successivi all’inserimento della protesi.
Esami radiologici di controllo periodico. - Per quanto riguarda gli esami periodici per la prevenzione dei tumori mammari, occorre sottolineare che, mentre per l’ ecografia in genere non ci sono particolari difficoltà, la presenza della protesi, che non lascia passare i raggi X, rende più indaginosa la mammografia. Per tale ragione è necessario informare il radiologo dell’intervento subìto, in modo che metta in atto le procedure adatte a controllare in maniera comunque efficace la ghiandola mammaria. Comunque, una delle moderne tecniche di inserimento delle protesi mammarie (tecnica “Dual Plane”) permette di posizionare le protesi sotto il muscolo pettorale, lasciando la vera e propria ghiandola mammaria indenne da ogni atto chirurgico e perciò ampiamente esaminabile dal radiologo.
Allergie al silicone. - Le allergie al silicone sono rarissime ed è questa una delle ragioni per le quali viene usato questo materiale nella costruzione delle protesi. Infatti il silicone è presente in moltissimi oggetti con i quali abbiamo contatto quotidiano, come in cosmetici, farmaci, cibi e persino nell’acqua e nel latte che beviamo. A questo proposito è giusto sottolineare che la quantità di silicone presente nel latte prodotto da donne con protesi è simile a quella di coloro che non hanno impianti mammari.
Le protesi sono diverse per qualità e costo. – E’ vero, le protesi sono di tipo diverso. Hanno un costo che attualmente (agosto 2009), per coppia (cioè per due protesi), va dai 600 euro ai 1800 euro, ma un tipo particolare di protesi con un rivestimento particolare in poliuretano può arrivare a 2200/2400 euro.
Il costo diverso delle protesi dipende dal tipo di gel di silicone in esse contenuto, dalla struttura della protesi (che ne determina la resistenza) e dal tipo di superficie esterna (lisca o testurizzata) oltreché, come detto, dal tipo di rivestimento.
Il medico deve eseguire più visite preparatorie prima dell’intervento di mastoplastica additiva, per informare la paziente sul tipo di protesi che il medico ha deciso di inserire. Inoltre, dopo l’intervento, è obbligatorio consegnare alla paziente il tagliando con il codice di ognuna delle protesi inserite.
2) Se l’ecografia o la mammografia segnalano una mastopatia fibrocistica posso ugualmente sottopormi all’intervento di mastoplastica additiva?
La presenza di cisti nelle mammelle rappresenta un reperto comunissimo, privo di significato patologico. I fibroadenomi sono molto frequenti e senza connotazioni negative, ma meritano un controllo periodico specie dopo i 40-45 anni, che dopo la mastoplastica additiva può essere eseguito con un’ecografia oppure con una mammografia, utilizzando particolari tecniche. Nel caso di mastopatia fibrocistica è conveniente inserire le protesi nel piano retromuscolare, soprattutto per facilitare le indagini diagnostiche (compreso un eventuale agoaspirato). In genere le donne portatrici di protesi sono più attente alla prevenzione, anche perchè seguite e sollecitate dal loro chirurgo.
3) Se il mio “seno” oltre che vuoto, è anche rilassato e si appoggia sul torace, posso ugualmente sottopormi a questo tipo di intervento?
La risposta è un po’ complessa. Allo scopo di essere il più possibile sintetici e chiari sarebbe di grande aiuto disporre di disegni o fotografie che illustrano le diverse situazioni, indicando per ognuna le possibili soluzioni. A volte non è facile far capire alla paziente che con una protesi non si possono risolvere tutti i problemi delle mammelle, anche perchè spesso ha già avuto da qualcun altro “informazioni” scorrette. Il primo concetto da sottolineare è che se le mammelle si appoggiano sul torace, nella maggior parte dei casi è perchè la pelle non è in grado di sostenerle. Questo problema quindi non è solo legato allo svuotamento, ma anche all’inadeguatezza del “reggiseno cutaneo”. Di conseguenza molto spesso diviene necessario non solo riempire la mammella con una protesi, ma anche riposizionare i tessuti rilassati ed eliminare la cute in eccesso. Diventano quindi indispensabili cicatrici più ampie e di conseguenza più visibili. Soltanto il chirurgo, grazie alla sua esperienza e basandosi su precisi parametri, potrà decidere quando la sola protesi può bastare a correggere il difetto e quando invece sia più opportuno ricorrere ad una mastopessi. Talvolta sarà possibile offrire due o più opzioni fra le quali scegliere, che si baseranno su impianti di volume più grande, con la possibilità di ridurre l’estensione delle eventuali cicatrici o viceversa.
4) Ma quanto durano veramente le protesi?
Non è possibile dare una risposta precisa a questa domanda, perchè le variabili in gioco sono numerose. Ogni tipo di impianto ed ogni persona fa storia a sè. Certamente le ultime generazioni di protesi sono più robuste e quindi destinate a durare più a lungo dei vecchi modelli. Occorre però sottolineare che ci sono donne che portano impianti da 30 anni senza disturbi e senza evidenza di alcuna rottura, così come altre che dopo solo 3 anni sono costrette a sostituirle. Il cambiamento della protesi di solito si effettua perchè è stata gravemente danneggiata o si è spostata o per un’auspicata ulteriore variazione di taglia, oppure semplicemente perchè la paziente si sente più tranquilla con un nuovo impianto.
5) Il fumo può dare problemi in questo genere di interventi?
Purtroppo il fumo determina una serie di danni all’organismo, che non sono limitati all’apparato respiratorio, ma riguardano anche il sistema cardiocircolatorio, quello nervoso, la pelle. Di conseguenza se fumiamo le condizioni generali del nostro corpo sono già in partenza meno sane del normale. Per quanto riguarda un intervento chirurgico di questo genere, in un certo senso superfluo, è ovvio che si debbano ridurre al minimo i fattori di rischio. Ogni sigaretta fumata significa vasocostrizione periferica per almeno 5 minuti. In altre parole la nicotina contenuta in ogni sigaretta determina un restringimento di quei piccoli vasi sanguigni che dovrebbero invece essere ben dilatati per portare ossigeno e nutrimento ai tessuti in via di ricostruzione e guarigione. Ovvio quindi che meno si fuma, meglio si guarisce! Sarebbe saggio non fumare affatto almeno per un mese prima e per un mese dopo l’intervento.
6) In quali occasioni gli altri possono notare che c’è qualcosa di innaturale nel mio petto?
E’ veramente difficile notare l’opera del chirurgo, a parte i casi già ricordati di eccessiva magrezza o di indurimento, oppure quando la protesi è stata collocata in un piano scorretto (tipicamente retro-ghiandolare anzichè retro-muscolare). Chi ha la protesi dietro al muscolo deve però cercare, se possibile, di evitare di contrarre i pettorali, altrimenti le protesi vengono spinte verso l’alto ed assumono un aspetto decisamente innaturale. Il tipico esempio è quando si vuole uscire dalla piscina senza utilizzare la scaletta, ma appoggiandosi con le braccia al muretto perimetrale e caricando tutto il peso del corpo su bicipiti e pettorali: così facendo ci si ritroverà con il petto sulle spalle!
7) Mettendo le protesi potrebbero venirmi delle smagliature?
Teoricamente sì, perché la pelle è sottoposta ad uno stiramento e quindi si potrebbe ”rompere”, formando smagliature. In pratica è eccezionale vedere questa complicazione, perché quando si sceglie la dimensione della protesi il medico valuta anche l’elasticità cutanea e, di conseguenza, consiglia di usare una protesi adatta alla specifica situazione. Anche in questo caso un minor volume comporta minori problemi!
8) Quanto tempo devo restare senza avere rapporti sessuali?
Se non ci sono complicazioni di alcun genere, dopo circa una settimana si può riprendere l’attività sessuale, invitando però il partner ad usare delicatezza con le mammelle appena operate, che comunque avranno le cicatrici coperte da un cerottino.
9) E’ vero che si rischia di perdere la sensibilità del capezzolo e dell’areola?
Si, è vero, ma bisogna essere proprio sfortunati, perché l’insensibilità permanente riguarda solo lo 0,5 % delle operate, con una frequenza leggermente maggiore se si sceglie l’incisione lungo l’areola. Nella stragrande maggioranza dei casi, dopo un possibile periodo iniziale di riduzione o, talvolta, di aumento della sensibilità, tutto torna normale nel giro di pochi mesi. Se è il caso, il medico consiglierà una terapia a base di vitamina B.
10) Il mio futuro partner si può accorgere che mi sono fatta inserire degli impianti nelle mammelle?
Se non vi sono contratture (indurimenti) e se la paziente non è eccessivamente magra, non è facile capire per i “non addetti ai lavori” che dietro alla mammella è stata inserita una protesi, perchè la consistenza è effettivamente molto naturale. Bisogna ricordare che il gel “morbido” tradizionale rende la mammella operata più simile, alla palpazione, a quella di una donna adulta, mentre il gel “coesivo”, più denso, la avvicina di più a quella appena sbocciata di un’adolescente.
11) E’ vero che le mammelle diventano fredde con le protesi?
La presenza di retrazione capsulare (il fenomeno che causa l’ indurimento), specie se grave, potrebbe determinare una riduzione locale dell’irrorazione sanguigna e, di conseguenza, una riduzione della temperatura della mammella. L’indurimento (la retrazione capsulare) è un fenomeno che oggi è possibile cercare di prevenire, perché esistono farmaci che hanno dimostrato una certa efficacia in questo senso: tuttavia, si tratta di un fenomeno imprevedibile perché dovuto alla risposta individuale al corpo estraneo (la protesi) e, proprio perché “individuale”, è specifica di ogni singola donna. La retrazione capsulare può divenire più “palpabile”, ma comunque non dare problemi, nel caso il pannicolo adiposo sottocutaneo fosse troppo sottile (poco grasso).
12) Le mammelle si muoveranno in maniera naturale?
Con il tempo le mammelle operate di solito tendono a muoversi con naturalezza, anche se ci sono delle differenze, secondo il tipo e la posizione dell’ impianto. Ad un estremo ci sono le protesi “tradizionali” in posizione retroghiandolare, già piuttosto mobili sin da subito dopo l’intervento, e all’altro le protesi “anatomiche” inserite sotto al muscolo, all’inizio decisamente più rigide.
13) Quali sono la minima e la massima età per sottoporsi ad una mastoplastica additiva?
Non esiste un vero e proprio limite di età per questo intervento: l’importante è che l’indicazione sia corretta, le condizioni di salute siano idonee e la pelle sia adeguatamente elastica. E’ anche indispensabile che lo sviluppo sia presumibilmente terminato. Quindi è preferibile che siano passati almeno 6-7 anni dal primo mestruo e che le mammelle non abbiano più subìto aumenti di volume da almeno 2 anni.
14) Ci sono rischi se faccio immersioni subacquee o viaggi in aereo?
Contrariamente a quanto riportato dalle “leggende metropolitane”, nessun problema né per l’aereo né per le immersioni. La variazione di pressione, specie durante le immersioni profonde, potrebbe causare la formazione transitoria nelle protesi di bollicine, che talvolta si avvertono come un lieve gorgoglio, che sparisce spontaneamente entro un paio di giorni.
15) Si possono avere altre gravidanze e allattare dopo essersi sottoposte a mastoplastica additiva?
Non vi è alcun dubbio che anche con impianti mammari si può procreare. Bisogna però considerare che durante la gravidanza e l’eventuale successivo allattamento il volume delle mammelle spesso aumenta in maniera cospicua. Dopo il parto e l’allattamento si assiste invece ad una sua riduzione , talvolta sino ad una vera e propria atrofia post-gravidica. E’ chiaro che queste variazioni di taglia possono determinare una diminuizione dell’elasticità cutanea, che può sfociare in un rilassamento più o meno marcato, con perdita quindi almeno parziale del buon risultato estetico conseguito con l’intervento. Naturalmente, in quei casi, il peggioramento estetico si verifica indipendentemente dalla presenza della protesi, che per certi versi ne riduce l’entità.
L’allattamento è generalmente possibile, a patto che la ghiandola fosse già in grado di funzionare prima dell’intervento. Le più recenti ricerche hanno permesso di stabilire che la quantità di silicone nel latte delle mamme portatrici di protesi è sostanzialmente uguale a quella delle mamme senza protesi. Sembra che sia inferiore persino a quella del latte bovino di uso comune e del latte artificiale. Occorre però segnalare che l’allattamento si accompagna con discreta frequenza a mastiti, cioè ad infiammazioni/infezioni del sistema ghiandolare di produzione del latte. In tal caso è indispensabile assumere ai primi sintomi antibiotici in quantità efficace, onde evitare che tale situazione determini poi anche una contrattura della capsula periprotesica, con il conseguente indurimento delle mammelle.
16) Quando potrò rimettere un reggiseno col ferretto o un push up?
E’ preferibile attendere almeno un paio di mesi prima di indossare reggiseni con scheletro rigido, specie in metallo, perchè il “ferretto” poterebbe lasciare un’ impronta netta nel tessuto ancora edematoso dopo l’intervento. Questa depressione potrebbe marchiare la parte inferiore della mammella per lungo tempo. Il “push up” non deve essere usato se non dopo l’alloggiamento definitivo delle protesi, quindi almeno tre mesi dopo l’intervento, specie se sono state inserite nello spazio retromuscolare. Infatti, inizialmente è di solito necessario cercare di contrastare il muscolo, che contraendosi tenta di spingerle verso l’alto, con l’ausilio piuttosto di una fascia che comprima la parte superiore del petto.
17) Dopo quanto tempo posso tornare in palestra o fare attività fisica pesante di altro tipo?
Per circa 2 settimane conviene astenersi completamente da ogni attività sportiva, poi è possibile riprendere gradualmente ginnastica e sport. Nel caso le protesi siano state inserite dietro al muscolo è preferibile evitare gli esercizi che riguardano braccia e parte superiore del torace per almeno 2 mesi. Ideale sarebbe poi evitare definitivamente ogni attività fisica che comporti la contrattura intensa dei muscoli pettorali, come, ad esempio, il body-building con i pesi per le braccia.
18) Dopo quanto tempo posso fare il bagno e/o la doccia? Quanto devo attendere prima di espormi al sole o fare una lampada?
Generalmente si può fare la doccia o il bagno quando la ferita è ben chiusa, cioè circa 15 giorni dopo l’intervento. In tutti i casi è meglio avere prima l’autorizzazione del medico, che valuterà attentamente la situazione. Per quanto riguarda sole e lampade è preferibile aspettare almeno 6 mesi prima di esporre le cicatrici, per evitare che diventino troppo scure, specie se l’areola ha una colorazione piuttosto tenue. Viceversa è possibile esporsi agli ultravioletti anche dopo un mese indossando il reggiseno, a patto che i lividi siano spariti.