La carbossiterapia è una procedura nella quale con un ago sottilissimo viene iniettato sottocute un gas che attiva la circolazione.
La carbossiterapia trova indicazione in campo:
VASCOLARE
MEDICO ESTETICO
DERMATOLOGICO
CHIRURGO-PLASTICO.
Viene usata per trattare la cellulite, viene usata pre e post liposuzione, pre lifting, per la cute del viso asfittica e poco tonica, per dare tono al decolletè, per le gambe gonfie fredde e stanche (concetto di base è quello che, attivando la circolazione, si mobilizzano tutte le sostanze e le scorie che appesantiscono le gambe così da favorire il ritorno del benessere delle gambe), per l'addome globoso e pendulo, per buchi smagliature e cicatrici.
Con la carbossiterapia va precisato che non esiste rischio di embolia, perchè la CO2 ha una diffusibilità che è 30 volte superiore a quella dell'ossigeno.
L'effetto della carbossiterapia si manifesta con (1) l'attivazione della componente fibroblastica del connettivo, deposizione di nuovo collagene e migliore idratazione dei tessuti, e miglioramento dell'elasticità e della tonicità della cute, con (2) effetto di stimolazione diretta delle fibre muscolari della parete vasale (per l'acidosi indotta dalla reazione con H2O e formazione di H2CO3), con (3) effetto simpaticomimetico sui vasi con aumento della velocità di flusso ed apertura degli sfinteri precapillari, con (4) effetto Bohr (riduzione dell'affinità dell'emoglobina per l'ossigeno, con aumentata tendenza per l'ossiemoglobina a rilasciare ossigeno nei tessuti), con (5) riapertura dei capillari profondi (non le teleangectasie) precedentemente obliterati che si mantiene nel tempo.
Inoltre è ormai provato che la carbossiterapia ha un'azione lipoclasica (cioè distrugge le cellule adipose), mentre può essere vero (ma va ancora dimostrato) che sia anche lipolitica (cioè attivi la lipasi all'interno degli adipociti, lipasi che scinde i trigliceridi siti all'interno dell'adipocita in glicerolo ed acidi grassi).
[EXCURSUS.
(A) LIPOCLASIA significa "lisi adipocitaria", cioè la morte dell'adipocita, cioè della cellula adiposa.
(B) LIPOLISI indica invece il processo metabolico con attivazione intradipocitaria dell'enzima lipasi (detta "lipasi ormonosensibile") che scinde in glicerolo ed acidi grassi i trigliceridi contenuti all'interno della cellula adipocitaria: ma l'adipocita non muore.]
Durata intervento | 10 - 15 minuti |
Numero Interventi | 12-15 (una/settimana) |
Durata Permanenza in clinica | venti minuti/mezz'ora |
Ritorno al Sociale | Immediato |
MECCANISMO D'AZIONE
La CO2 nel nostro organismo si combina con l'acqua per formare acido carbonico che poi si scinde in ioni idrogeno e ioni bicarbonato. Questa reazione (effetto Bohr) provoca ad ogni aumento della CO2 un calo del pH del sangue. Ciò induce la emoglobina ossigenata a "liberare" ossigeno.
Pertanto, iniettare CO2 sottopelle vuol dire indurre l'ossigeno già presente nel nostro sangue e pronto per essere liberato, ad essere liberato subito!
Inoltre, la liberazione di ossigeno è accompagnata da un aumento della circolazione sanguigna (con conseguente ulteriore migliore ossigenazione) e conseguente attivazione e potenziamento del metabolismo cellulare (soprattutto del tessuto adiposo sottocutaneo, del tessuto muscolare, e delle terminazioni nervose), ed ovviamente con migliore drenaggio e scarico di tossine.
[EXCURSUS.
Siamo invece contrari alla terapia con ozono, perchè somministrare ozono (cioè O3) vuol dire somministrare ossigeno molecolare più un radicale ossigeno. Ciò è altamente dannoso per i tessuti, oltre ad essere un controsenso per il fatto che si somministra un radicale libero, mentre oggi la lotta di tutti è proprio contro i radicali liberi.]
La Carbossiterapia, invece, è una metodica che è stata ampiamente studiata in ambiente universitario (in Italia, presso l'Università di Siena) ed ospedaliero, e ci da una valida garanzia di efficacia.
Va detto che, nata per migliorare l'ossigenazione e la circolazione degli arti inferiori freddi e gonfi e per trattare anche le ulcere da decubito nei pazienti costretti a letto, la carbossiterapia ha mostrato una tale bontà di risultati (in ambiente universitario ed ospedaliero) da farne estendere l'uso anche a tutti quei casi ove il problema era un rallentamento del circolo, un accumulo di tossine e cataboliti, una cute asfittica e poco tonica.
CHE COS'E' LA CARBOSSITERAPIA
Con questo termine si intende l'uso di anidride carbonica(CO2) a scopi curativi, somministrata per via sottocutanea ed intradermica.
L'anidride carbonica viene somministrata attraverso una speciale apparecchiatura riconosciuta dal MINISTERO DELLA SALUTE come l'unica in grado di garantire un'erogazione controllata, sterile e personalizzata.
In pratica, una bombola di anidride carbonica medicale è collegata ad una apparecchiatura computerizzata che ne regola il dosaggio, il volume di iniezione e la velocità di flusso.
L'apparecchiatura è collegata ad un tubo che termina con un minuscolo ago, tramite il quale si somministra anidride carbonica mediante microiniezioni localizzate.
LA CARBOSSITERAPIA E LA CELLULITE (Pannicolopatia EdematoFibroSclerotica: PEFS) di COSCE GLUTEI ed ADDOME
La cellulite, e le irregolarità del pannicolo adiposo che la caratterizzano, sono provocate da alterazioni del microcircolo, cioè da alterazioni della rete di piccoli vasi arteriosi venosi e linfatici che attraversano il tessuto connettivo.
Se il microcircolo funziona male, i capillari tendono lentamente a chiudersi ed il sangue rallenterà il suo flusso. Ne consegue un accumulo di cataboliti (prodotti finali di scarico del metabolismo) e di scorie e tossine che determinano un aumento della fibrosi del tessuto sottocutaneo, con formazione della pelle "a buccia d'arancia".
L'anidride carbonica inverte questo processo.
Iniettata localmente svolge un'azione vasodilatatrice che permette al sangue di scorrere nuovamente nei capillari che si erano lentamente chiusi.
Inoltre, la carbossiterapia aumenta il drenaggio venoso e linfatico e rompe le cellule adipose in eccesso, il sangue scorre più veloce, i tessuti sono più ossigenati e le scorie vengono smaltite più rapidamente. Ne consegue che gonfiore ed inestetismi si riducono.
LA CARBOSSITERAPIA COME BIORIVITALIZZANTE (volto e decolleté)
La anidride carbonica agisce migliorando la microcircolazione e la ossigenazione tissutale, come pure il drenaggio di scorie e tossine. Pertanto, la sua azione nel ringiovanimento cutaneo (per esempio del volto e del decolletè) è diversa dall'azione rivitalizzante della biostimolazione (con Aminoacidi, Vitamine, Acido Jaluronico, Estratti Placentari), ma è "complementare" ad essa per il semplice motivo che una pelle ben ossigenata e vascolarizzata è più "ricettiva" all'azione dei BIOSTIMOLATORI sopra citati.
Non dimentichiamo, inoltre, che la immissione di anidride carbonica nell'organismo stimola i fibroblasti, un poco come fanno i peelings ripetuti, e perciò esplica un'azione antiaging "diretta" (oltre a creare, come già detto, un ambiente più ricettivo per i BIOSTIMOLATORI sopra citati). Sono proprio i fibroblasti a produrre fibre collagene ed elastina, rendendo la pelle più elastica e compatta.
Questo è il motivo per cui noi consigliamo sempre la carbossiterapia, in aggiunta alla biostimolazione, soprattutto nei casi di cute asfittica o nei pazienti (purtroppo) fumatori.
Per combattere con maggior efficacia i segni del tempo, i protocolli che noi attuiamo (e per i quali invitiamo a visionare anche il capitolo sulla biostimolazione) prevedono microiniezioni nel volto e nel decolletè di anidride carbonica alternate a microiniezioni di un cocktail di aminoacidi. Gli aminoacidi sono sostanze naturali, in pratica sono i mattoni con cui sono fatte le proteine (ed il collagene è una proteina).
Ciò che accade è perciò l'attivazione dei fibroblasti provocata dalla migliore ossigenazione indotta dalla carbossiterapia e, quindi, il migliore utilizzo degli aminoacidi da parte dei fibroblasti attivati, per sintetizzare alla fine il collagene.
LA CARBOSSITERAPIA PER BUCHI, SMAGLIATURE E CICATRICI
In questo campo non si possono fare troppe promesse.
Tuttavia, essendo provato l'effetto di stimolo sulla proliferazione fibroblastica (le cellule che producono collagene) operato dalla carbossiterapia, questa metodica è stata utilizzata nel trattamento di cicatrici e smagliature di vecchia data.
[EXCURSUS
Si conoscono diversi tipi di collagene.
Quello che si trova più frequentemente appartiene a quattro classi:
Tipo I (si trova nella cute, nei tendini e nelle cicatrici mature e stabilizzate)
Tipo II (cartilagine)
Tipo III (vasi sanguigni e cicatrici immature)
Tipo IV (membrana basale)
Infatti, nelle cicatrici "mature" stabilizzate, si trova una quantita di collage I e III nei rapporti <4 : 1 = tipo I : tipoIII>.
La carbossiterapia stimola i fibroblasti (le cellule che producono collagene) a produrre maggiormente collagene di tipo III per soppiantare la maggior presenza di tipo I nelle cicatrici mature, così da rendere le cicatrici più malleabili e di minori dimensioni.
Rimane sempre il suggerimento, tuttavia, a non fare troppe promesse ai pazienti quando si devono trattare cicatrici o smagliature, perchè troppo importante in questi casi è la componente individuale di risposta alle terapie].
CARBOSSITERAPIA E GAMBE
La Carbossiterapia è indicata (1) per l’azione provata e di lunga durata sul microcircolo, nei casi di stasi vascolare “gambe pesanti”, S. di Raynaud e le sindromi acrocianotiche, ma anche in (2) alcune reumopatie cioè nella terapia del dolore ed, in Medicina Estetica, nei casi (3) di cellulite “dura” con o senza accumulo associato di masse adipose (come la Lipomatosi Multipla Simmetrica detta “adiposità localizzata” e/o la Pannicolopatia Edemato-Fibro-Sclerotica detta “cellulite”).
Che cosa è?
La carbossiterapia trova la sua origine in Francia, presso la stazione termale di Royat (Clermond-Ferrand) nel 1930 dove veniva usata in forma di bagni in acqua carbogassosa (tipica di quella stazione termale) per la terapia di patologie vascolari come le arteriopatie periferiche.
Consiste attualmente nella somministrazione per via sottocutanea di CO2 con apparecchiature che permettono la erogazione del gas in modo controllato e programmabile ed in funzione anche delle resistenze incontrate nei tessuti del paziente.
Un ciclo consiste (secondo il livello di patologia) in dieci – dodici trattamenti.
A cosa serve?
- L’efficacia della terapia è riscontrabile in una minore evidenziazione di teleangectasie e/o vene reticolari degli arti inferiori, riducendo spesso la necessità di un trattamento complementare di scleroterapia.
Il miglioramento del microcircolo può essere utilizzato anche nella patologia vascolare del diabetico, con miglioramento anche di ulcere cutanee su base vascolare.
Studi clinici accreditati eseguiti in ambiente universitario, con prova videocapillaroscopica, dimostrano che il miglioramento del circolo si mantiene per almeno sei mesi, se confrontato con metodiche non accreditate (come la ossigeno.ozono terapia).
- Studi universitari hanno sottolineato il ruolo importante della Carbossiterapia nella strategia terapeutica della Lipomatosi Multipla Simmetrica (la “adiposità localizzata”) e della Pannicolopatia Edemato-Fibro-Sclerotica (la “cellulite”), caratterizzate da accumuli di grasso (e non solo) nelle aree simmetriche di collo, spalle, tronco, glutei ed arti.
- L’effetto nella terapia del dolore (artropatie, reumopatie) è sempre mediato dal miglioramento del microcircolo, e pertanto nel miglioramento della ossigenazione tissutale e del pH locale con maggiore tendenza dell’emoglobina a liberare ossigeno. Il miglioramento è tale per cui lo stesso paziente sente (e chiede) di dover ricorrere ogni sei – otto mesi a cicli periodici, oppure a singole sedute di mantenimento una volta al mese.
Ci sono "NUOVE INDICAZIONI" per la carbossiterapia.
Come per il minoxidil (nato come farmaco anti-ipertensivo e divenuto un caposaldo nella stimolazione della crescita dei capelli) e per lo zafirlukast (nato come antiinfiammatorio-antiasmatico e scopertosi come trattamento fondamentale per prevenire, e migliorare, cicatrici ipertrofiche e per non far indurire la capsula periprotesica mammaria), anche per la carbossiterapia sono state scoperte nuove indicazioni.
(1) Nata per migliorare la microcircolazione agli arti inferiori, si è scoperto con l'uso che la carbossiterapia migliora la elasticità e la tonicità della pelle [alla dose di 300cc/per ogni arto inferiore (per 2 sedute/alla settimana), per un totale di 20 sedute], ed inoltre si è individuata la sua azione (2) lipoclasica utilissima nella cura delle adiposità localizzate di tipo ipertrofico (le adiposità localizzate di tipo ipertrofico sono quelle con cellule adipose aumentate di volume, ma non di numero), e fors'anche di tipo lipolitico perchè (forse) attiva la lipasi intra-adipocitaria.
[Invece, per le adiposità localizzate di tipo iperplastico, ove gli adipociti sono aumentati di numero ma non di volume, di solito su base genetica, è la liposuzione/lipoaspirazione la terapia d'elezione.]
La carbossiterapia agisce pertanto in maniera "diretta" sulle adiposità localizzate, ma agisce in maniera "indiretta" (migliorando il circolo ed esercitando un'azione di pulizia e di scavenger) anche nella PEFS che è la panniculopatia edematofibrosclerotica: la diagnosi differenziale fra i due tipi di adiposità localizzata e con la PEFS si fa (all'inizio) con una curva da carico orale di glucosio e con un'ecografia.
Le nuove indicazioni per la carbossiterapia (cioè la sua capacità di curare le adiposità localizzate, cioè gli accumuli di grasso, ed anche la PEFS) (come, pure, di (3) indurre la biostimolazione dei fibroblasti dermici) ha però richiesto una modifica ed un perfezionamento del modo di praticare la carbossiterapia. Mentre, infatti, per la biostimolazione dermica (per migliorare la vascolarizzazione locale e stimolare i fibroblasti) si usano aghi da 30G lunghi 4-6mm, tenuti inclinati di 30° e cioè quasi paralleli alla cute e perciò iniettando molto superficialmente, invece per le adiposità localizzate si usano aghi più lunghi da 13mm, ed inclinati di 45° (od addirittura, sull'addome o nel gluteo, perpendicolari alla cute) per iniettare non il derma ma il grasso sottocutaneo (si deve sempre ricercare l'effetto di un enfisema sottocutaneo).
Anche nel gluteo e nella regione pretrocanterica, se devo trattare adiposità localizzate (tramite l'azione diretta della CO2) oppure la cellulite o PEFS (con un'azione indiretta della carbossiterapia), dovrò usare aghi da 30G e 13mm (inclinati di 45° nella regione pretrocanterica ed invece perpendicolari alla cute, ma anche a 45°, nel gluteo): la CO2 sarà iniettata nel tessuto adiposo sottocutaneo (non superficialmente nel derma).
Anche nel collo (per l'adiposità del doppio mento) la carbossiterapia va fatta nel sottocutaneo (aghi da 13mm) "sotto il mento e fino allo joide" iniettando perpendicolarmente od a 45°(per sfruttare l'azione lipoclasica della CO2), ed invece nel derma (aghi da 6mm, tenuti molto superficiali per indurre la stimolazione dermica) iniettando da mediale a laterale (nella regione mandibolare) e, pure nel derma superficiale (aghi da 4mm) nelle guance.
Tornando alla stimolazione dermica intesa come "biostimolazione" del microcircolo e dei fibroblasti, essa va considerata come la terza azione utile della CO2 a scopo estetico (oltre all'azione sulle adiposità localizzate e sulla PEFS, ed a quella sul microcircolo). In questo caso si useranno aghi da 30G e 4-6mm, applicati alla cute quasi parallelamente ad essa (30°), per esempio iniettando direttamente dentro le smagliature e provocando una enfisematizzazione della smagliatura stessa: i fibroblasti ri-attivati (almeno 20 sedute saranno però necessarie) miglioreranno l'aspetto e la consistenza locali.
Stessa azione di biorivitalizzazione sarà ottenuta a livello del decolletè, iniettando dal basso (cioè dall'incisura centrale fra le due mammelle, propriamente detta "seno"), verso l'alto e lateralmente sulla cupola di ciascuna mammella: ovviamente con aghi corti e ponendo la CO2 il più superficialmente possibile.