La idrolipoclasia ultrasonica indica la distruzione (clasia) del grasso (lipo), mediata da una precedente infiltrazione con una soluzione acquosa (idro), provocata dagli ultrasuoni: tutto ciò rappresenta l'effetto biologico di un fenomeno fisico (la "cavitazione") provocato dagli ultrasuoni sui liquidi.
Con ciò si intende che gli ultrasuoni, applicati con una speciale apparecchiatura, fanno "rompere" le cellule adipose ed al tempo stesso migliorano la tonicità delle aree cutanee ove vengono applicati.
Gli ultrasuoni permettono di migliorare la consistenza e rendere meno "dure" le aree cutanee dove vengono applicati, soprattutto quelle con molto grasso sottocutaneo. Permettono anche una "tonificazione" della cute, poichè hanno un'azione indiscussa di stimolazione dermica.
Tuttavia gli ultrasuoni, per ottenerne l'effetto migliore, non possono essere applicati su tutto il corpo, ma solo in aree specifiche.
IDROLIPOCLASIA ULTRASONICA o detta CAVITAZIONE
La Idrolipoclasia ultrasonica è un termine che significa “rompere i grassi con l’aiuto dell’acqua, per l’effetto della cavitazione provocata dagli ultrasuoni”.
Gli ultrasuoni esercitano un effetto detto di “cavitazione” sui liquidi, descritto in ogni libro di Fisica, che comporta la formazione di microbolle nel liquido stesso.
Detto fenomeno è direttamente proporzionale alla potenza (watt) degli ultrasuoni applicati, ed inversamente proporzionale alla velocità di flusso del liquido sul quale l’ultrasuono è applicato (cioè è maggiore per un liquido a velocità zero). Ecco perché, quando si applicano gli US sull’area di adiposità localizzata, essa dovrà essere stata preventivamente infiltrata con grandi quantità di liquido (che, rimanendo in situ, avrà velocità zero) (e perciò la cavitazione, cioè l'effetto "meccanico" di distruzione, sarà maggiore).
Il tipo di ultrasuoni usati (3 MHz) esprime la profondità del tessuto attraversato e richiede alcune precauzioni (più è elevato il numero di MHz degli ultrasuoni applicati, e più superficiale sarà la loro azione) (più è basso il numero di MHz degli ultrasuoni applicati, e più in profondità sarà esercitata la loro azione).
Abbiamo parlato di infiltrare la zona da trattare con un liquido. Cosa si deve usare? Il liquido di infiltrazione può essere soluzione fisiologica pura od acqua distillata, ma con la precisazione che è diverso l'effetto provocato sulle cellule dagli ultrasuoni se, prima, iniettiamo soluzione fisiologica oppure acqua distillata (per la differenza osmotica con l'ambiente endocellulare, oviamente). Inoltre, abitualmente, si infiltra detto liquido (acqua distillata oppure soluzione fisiologica, secondo i casi e secondo i pazienti) associato a farmaci particolari: questi farmaci sono in grado di stimolare l’azione lipolitica di alcuni enzimi che si trovano nel tessuto da trattare; si sfruttano così due azioni, quella meccanica dell’Idrolipoclasia Ultrasonica e quella lipolitica (scioglimento dei grassi) del farmaco.
Controindicazioni della Idrolipoclasia Ultrasonica.
Abbiamo detto che il fenomeno della cavitazione (cioè il numero di microbolle formato nell'unità di tempo: cioè l'entità della distruzione, nel nostro caso, di cellule adipose), che si verifica nel liquido sul quale applichiamo gli ultrasuoni, è inversamente proporzionale alla velocità di flusso. Ne deriva che otterremo il maggior risultato solo se preventivamente infiltreremo il tessuto da trattare, mentre l'applicazione degli Ultrasuoni senza precedente infiltrazione (cioè "a secco") servirà a poco.
Inoltre, se l'applicazione degli Ultrasuoni ottiene l'effetto massimo sul liquido infiltrato in loco, cioè "fermo" (e cioè a velocità zero), ne deriverà che NON avremo nessuna complicazione se applicheremo gli ultrasuoni su un vaso sanguigno importante (perchè la velocità di flusso del sangue è elevata, cioè "alta velocità di flusso= bassa cavitazione") e perciò non manderemo in "cavitazione" il sangue all'interno del vaso, ma non potremo applicare gli ultrasuoni sull'addome di una paziente (una donna) che sia alla metà del ciclo (faremmo cavitare i suoi follicoli ovarici); così come non potremo applicarli sull'addome di un uomo che non abbia svuotato la vescica!
Indicazioni della Idrolipoclasia Ultrasonica.
In pratica viene usata per il trattamento della cellulite e delle adiposità localizzate, ma anche per preparare una paziente nelle aree che dovranno poi essere sottoposte a liposuzione.
E’ utile (e da noi viene sempre effettuata a questo proposito) anche dopo una liposuzione, cioè per rendere omogenea l’area corporea da poco già sottoposta a liposuzione.
E’ utile (con associazione di farmaci particolari) per trattare gli esiti di cadute e traumi, come pure gli ematomi.
E’ indicato il suo uso anche nelle patologie dolorose su base traumatica od artrosica.
Particolarmente efficace si è anche dimostrato l’uso (sulla superficie cutanea dell’impianto di una protesi mammaria) degli Ultrasuoni esterni a 2 MHz: l’effetto è quello di un massaggio profondo che, mantenendo più morbido il tessuto fibroso, diminuisce le probabilità di un reintervento per correggere una contrattura capsulare (vedi).
L'efficacia degli ultrasuoni a 3MHz è ormai così provata, che la metodica cui prima abbiamo accennato di applicare gli ultrasuoni prima della liposuzione (per rendere più morbide ed omogenee le aree da lipoaspirare) è diventata oggi una vera e propria categoria "specifica" della liposuzione: tant'è vero che oggi si classifica "a parte" la modalità di "Liposuzione cosiddetta con Ultrasuoni Esterni" (vedi il paragrafo "Liposuzione").
Excursus sulla differenza fra
(a) Cellulite (o detta PEFS, o Pannicolopatia Edemato-Fibro-Sclerotica)
e
(b) Adiposità localizzate (o dette Distrofia adiposa simmetrica) di tipo ipertrofico oppure iperplastico.
Per fare chiarezza in maniera definitiva, dobbiamo imparare a distinguere la PEFS (pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica) detta comunemente ed impropriamente “cellulite”, dalle Adiposità Localizzate (anche dette distrofia adiposa simmetrica) di tipo ipertrofico oppure iperplastico.
CELLULITE
La cellulite esprime un problema su base vascolare provocato da una stasi del circolo sanguigno con aumento della pressione idrostatica ed edema dell’interstizio fra le cellule; ne consegue una stasi linfatica che aggrava il quadro.
All’ecografia (che è l’esame specifico per la diagnosi, in alternativa od a completamento della capacità diagnostica del Medico) si possono vedere i vari stadi della cellulite, che sono successivi uno all’altro e che non hanno nulla a che vedere con le dimensioni (anche esagerate) della parte interessata; solo la cute a “buccia d’arancio” è effettivamente espressione della cellulite in uno dei suoi stadi più avanzati.
Gli stadi della cellulite (visibili all’ecografia) si riassumono nella sua sigla P.E.F.S. e sono rappresentati da un primo stadio Edematoso, in cui le possibilità terapeutiche sono notevoli (una mesoterapia ad azione vasoattiva, la carbossiterapia per la stessa azione vasoattiva ma di più lunga durata, e la pressoterapia peristaltica: tutte hanno buone probabilità di ottenere un miglioramento); da un secondo stadio Fibrotico (a sua volta distinto in uno “iniziale” ed uno “avanzato”) ove le possibilità terapeutiche risiedono in una diversa mesoterapia (ad azione fibrinolitica, in questo caso), nella carbossiterapia per la sua azione vasoattiva e nel linfodrenaggio secondo Vödder.
Si arriva infine allo stadio finale Sclerotico in cui c’è una “epatizzazione” dell’ipoderma come quadro ecografico (vale a dire che l’ipoderma appare all’ecografia di aspetto “compatto” come il fegato): in questa fase finale sono rimaste poche armi terapeutiche (diremmo che sono essenzialmente rappresentate dalla mesoterapia fibrinolitica e soprattutto dalla Idrolipoclasia Ultrasonica: entrambe non completamente risolutive), ma ci sono ancora molte possibilità (anche con l'azione stimolante della carbossiterapia sulla circolazione) per evitare un peggioramento cioè la comparsa dello stesso fenomeno in altre aree.
Pertanto, anche se oggi può essere proposta in alcuni casi specifici una particolare liposuzione con microcannule, è evidente che la Liposuzione NON è un’arma terapeutica per la vera “cellulite”.
E’ importante anche che si comprenda come il ricorrere alla Medicina Estetica sia fondamentale in fase preventiva (le stesse pazienti “conoscono” la loro costituzione, ed in pratica “sanno” della loro predisposizione genetica alla cellulite), ma anche per prevenire peggioramenti.
Ricordiamo che “La Medicina Estetica è una disciplina medica che si occupa della costruzione o ricostruzione dell’equilibrio psico-fisico individuale e si rivolge essenzialmente a chi vive a disagio la propria vita per un inestetismo mal accettato. E’ una medicina per la qualità della vita, per la salute intesa come espressione del benessere psico-fisico”. “E’ una medicina fondamentalmente preventiva e poi correttiva. Nella fase preventiva i Medici insegnano come conoscere ed accettare le strutture fisiche ereditate, per proteggerle e gestirle secondo regole di igiene di vita (alimentare, fisica, psicologica, cosmetologica e comportamentale). Nella fase correttiva il programma si avvale esclusivamente di metodologie e tecniche ufficiali (mediche, chirurgiche, fisiochinesiterapiche, termali e cosmetiche) che siano cioè riconosciute in ambito universitario od ospedaliero”.
Si evince come sia importante il momento preventivo unito alla capacità di insegnamento di una nuova cultura ai pazienti, soprattutto a quelli che per profonde sofferenze psicologiche dovute quasi sempre a situazioni oggettive irrisolvibili della propria condizione fisica oppure ad una semplice non accettazione del sé, più facilmente potrebbero essere preda di “venditori di pozioni” o di cerusici dell’ultima ora.
ADIPOSITA’ LOCALIZZATE (tipo Ipertrofico) (tipo Iperplastico)
Le Adiposità Localizzate sono veri e propri accumuli di tessuto adiposo.
Se tipica del sesso femminile è la sola cellulite, la tipicità delle Adiposità Localizzate presenti invece sia nella donna che nell’uomo è data dalla sede.
Si intende cioè che se la cellulite non si trova nel maschio, le Adiposità Localizzate si trovano invece in entrambi i sessi, e tuttavia la sede delle Adiposità Localizzate è diversa nell’uomo e nella donna.
Solo nella donna troveremo le A.L. in zona pretrocanterica (parte laterale delle cosce), mentre in entrambi i sessi le troveremo per esempio in regione dorsale (fra le scapole a “gobba di bufalo”), in regione lombare od addominale, od anche come “doppio mento”, ecc .
Il tipo ipertrofico è dovuto alle cellule adipose (gli adipociti) che sono cresciuti come dimensioni (si sono ingrossati, sono divenuti ipertrofici) ma non sono aumentati di numero. Essa si riconosce perché un particolare esame del sangue (una curva da carico orale di glucosio) ha un risultato specifico, assieme ovviamente alla diagnosi clinica del Medico.
Essa ha anche un’origine recente, oppure è comparsa dopo un fatto specifico (per esempio, dopo un periodo di alimentazione sbagliata) o per fattori diversi, ma di solito la paziente ricorda “da quando” ha iniziato ad accorgersi della adiposità.
La terapia è specifica: c’è infatti una mesoterapia lipolitica (che oggi è ormai standardizzata nella scelta del tipo di farmaci codificato per l’uso) ad altissima efficacia, unita alla Idrolipoclasia Ultrasonica (che è “lipoclasica”, cioè “distrugge gli adipociti” con la cavitazione, vedi), e la Carbossiterapia (per la sua azione, recentemente individuata e studiata, di lipoclasia con mobilizzazione del grasso degli adipociti).
E’ evidente che la Liposuzione è specifica per le Adiposità Localizzate di tipo Ipertrofico (e, vedi poi, Iperplastico).
Infatti la mesoterapia lipolitica attiverà gli enzimi lipolitici che svuoteranno gli adipociti, ma non distruggerà gli adipociti stessi. Perciò gli adipociti potranno (a distanza di tempo più o meno lunga dalla mesoterapia) ritornare alle dimensioni originali.
Serviranno perciò anche metodi lipoclasici: ben venga allora la Idrolipoclasia Ultrasonica e la Carbossiterapia.
Ovviamente la risoluzione dell’inestestismo si avrà con la Liposuzione.
Il tipo iperplastico di Adiposità Localizzata è dovuto alle cellule adipose (gli adipociti) che sono cresciuti come numero (cioè sono aumentati di numero senza però essersi “ingrossati”), andando così incontro ad iperplasia.
Essa si riconosce con il responso negativo dell’esame del sangue prima citato (vedi prima, il tipo ipertrofico) e soprattutto clinicamente alla visita e con una attenta raccolta della storia clinica (anamnesi) della paziente. La paziente dirà di non ricordare un momento preciso in cui si è accorta della comparsa della “bozzetta” sulle cosce, dirà piuttosto di “essere sempre stata così”. Spesso ricorderà anche di avere notato la adiposità localizzata a partire dal menarca (prima mestruazione) ma non dopo un fatto specifico (vedi prima).
Le possibilità terapeutiche sono ancora quelle di una mesoterapia lipolitica specifica, ma in questo caso le cellule del tessuto adiposo non sono ingrossate e perciò non sarà possibile farle rimpicciolire attivando gli enzimi lipolitici (questo è a volte il motivo dell’insuccesso di una terapia mesoterapica lipolitica in una Adiposità Localizzata).
Quello che ci serve è ora una metodica lipoclasica (cioè di distruzione degli adipociti) : ben vengano allora la Idrolipoclasia Ultrasonica e la carbossiterapia, ma la procedura regina sarà ovviamente la Liposuzione.
E’ evidente quindi che la liposuzione è specifica per le Adiposità Localizzate sia di tipo Ipertrofico, che Iperplastico.
Conclusioni su CELLULITE ed ADIPOSITA' LOCALIZZATE.
Ricordiamo che sia nel caso della vera cellulite come nel caso delle adiposità localizzate è meglio sempre instaurare una corretta gestione del proprio corpo secondo sane regole di igiene di vita alimentare, fisica, psicologica, cosmetologica e comportamentale.
Spesso la “cellulite” è commista ad uno dei due tipi di “adiposità Localizzata”: ecco perché un singolo tipo di trattamento può non esser risolutivo (per esempio, sarà necessario usare due tipi di mesoterapia, mai però commisti a “cocktail”, ma sempre iniettati con siringhe diverse e cioè con procedura di “monofarmaco”), (oppure unire una terapia “medica” ad una terapia “chirurgica”).
Altre volte si può scegliere di ottenere un risultato parziale ma soddisfacente, se non è possibile unire più procedure (medica e chirurgica, per esempio, se la paziente rifiuta la Liposuzione): ciò che importa è sempre informare la paziente.
Sarà il Medico esperto in Medicina Estetica, di concerto col Chirurgo Estetico specialista in Chirurgia Plastica, a decidere quanto è meglio fare per il/la paziente che richiede un aiuto.